domenica 6 luglio 2008

La vita è come un palmier recheado

English summary: Portugal boasts a large number of pastries and old women loving them. Furthermore, in the Institute for Systems and Robotics of IST in Lisbon there are several odd robot platforms and men.

Resumo em português: o destaque da história de Portugal vai para a doçaria, nomeadamente o palmier recheado. Para além disso, os marrões do Técnico brincam com robôs o dia todo.

25 de AbrilLa Repubblica Portoghese si fregia di una vasta gamma di dolci e pasticcini tradizionali, nonché di tante vecchiette, anch'esse tradizionali e ben contente di consumare le paste a ogni piè sospinto. Ma in realtà il Portogallo ne era fornito anche prima di diventare una repubblica il 5 ottobre 1910.

Per la serie "Non esistono solo i pastéis de Belém!" va citato il palmier recheado. È un dolce buono, proteico, ottimo per motivarsi; consiste in due sfoglie dure come quelle del "ventaglio" italiano, farcite al loro interno di crema gialla.

Del pastel de feijão, una sorta di marzapane preparato però con pasta di fagioli nella ridente località di Torres Vedras, parleremo un'altra volta, così come degli altri dolciumi. Anche perché in generale preferisco il cibo salato.

Ma il palmier recheado è speciale: il raggiungimento del ripieno crea un effetto barocco di impressionante sontuosità, ed è subito sera. A parte gli scherzi, era un modo per dire che negli ultimi cinque mesi passati all'Instituto Superior Técnico di Lisbona (sì, ho cambiato università portoghese, mentre quella italiana rimane la stessa) i palmier hanno scandito le mie merende di metà pomeriggio con amici e colleghi. E poi, appunto, si faceva sera e uno non aveva più voglia di lavorare, oppure ce l'aveva solo se minacciato dall'impellente scure delle scadenze.

Come ho occupato questi mesi? Sarò onesto: non mi sono ammazzato di lavoro, ma qualche volta ho fatto il tentatàivo smanettando con le telecamere dei robot umanoidi della città bianca lusitana.

Chica and ChicoEcco dunque una piccola parte dei robot e degli umani che mi hanno affiancato. Per cominciare ci sono i due robot-bambini Chico e Chica, tecnicamente niente di speciale ma assai utili per suscitare tenerezza nei non addetti ai lavori e nel catalizzare l'effetto marketing quando ci sono persone importanti in visita al Técnico che devono firmare accordi. Del resto, mi è facile prevedere che la foto qua accanto sarà la più cliccata di questo post.

Ma i soggetti con cui interagisco di più, nel bene e nel male, sono i miei due compagni di scrivania. Di seguito impariamo a conoscerli.

BaltazarTajo













Nome.
Baltazar (in italiano Baldassarre, ndr).
Matteo.

Soprannome.
Si possono dire parolacce qui, vero? Grattaculo.
Tajo, ma spesso i portoghesi mi
chiamano erroneamente Mateus
perché non ci stanno dentro.


Attuale occupazione.
Robot portoghese.
Studente di dottorato.

La cosa più utile che hai fatto con la mano destra.
Riconoscere e spostare le spugne, che
poi è anche la mia ragion d'essere.
Programmare C++ in maniera poderosa.

E con la sinistra?
(China il capo e non risponde.)
Programmare MATLAB in maniera poderosa.

Di norma ti senti guardato dagli altri con ammirazione o, piuttosto, con sospetto?
Ti ringrazio per la domanda. Quando
sono acceso direi con ammirazione,
il che mi lusinga.
Manie di persecuzione ancora non ne ho.

Progetti per il futuro.
World domination. Oppure
riuscire a grattarmi dietro.
Acquisire la cena al [supermercato] Pingo Doce,
se non me lo impediscono gli amici con la forza.


Quanti caffè bevi in una giornata?
Il grasping task della tazzina ancora
non l'ho portato a termine.
(Traduzione: gnaa faccio.)
Ultimamente prendo solo descafeinado! È molto salubre!

L'ultimo libro che hai letto.
Per compiacere i lettori dovrei dire Asimov, ma...
sto divorando William S. Borroughs.
Buddhism and the Twelve Steps di Kevin Griffin.
No, bestie, non c'entra niente con Family Guy.


Manda un messaggio di saluto.
Io non sono cattivo: è che mi disegnano così.
Fate l'amore, non fate la guerra.

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lunedì 31 marzo 2008

Hora de verão

Riassunto in italiano: mai assider a miserabil desco, se hai di meglio al caldo e al fresco.
Resumo em português: vai, bardamerda, pá!

Late on a Saturday night, when the better part of Europeans were fast asleep and the few awaken people were reminded by their computers to put their clocks forward by one hour, my friends Jana and Lisa were mugged and robbed on the street.

This post merely exists to cheer them up. Shit happens but the fun goes on, fellas!


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mercoledì 6 febbraio 2008

Ti ringrazio per la domanda

English summary: I thank you for the question.
Resumo em português: agradeço-te pela pergunta.

Piercing
Immagine dedicata a Cimpe e Nicola.


Sono appena tornato a Lisbona, per fare la tesi specialistica magistrale; sarà meglio se la faccio, altrimenti quest'anno non mi laureo!

I miei coinquilini sono:
  • il Disco Stu di Düsseldorf;
  • un ragazzo ceco e timido;
  • due ragazze francesi ancora più timide.
Con l'eccezione –pur prestige– dei portoghesi e dei brasiliani che conosco quaggiù, non ci sono più i miei amici dell'anno scorso, e l'assenza si fa sentire eccome. Vuoi per le serate insieme in generale, vuoi per il supporto reciproco.

Esempio: qualche mese fa non avrei avuto problemi a farmi prestare dell'acetone da una qualsiasi amica, mentre negli ultimi due giorni ho chiesto in giro invano. Oggi ho rischiato di presentarmi in laboratorio con un'unghia smaltatami a tradimento la notte di carnevale. Ma, come detto, esistono le amiche prestige che alle 9 del mattino mi desenrascano ("disincagliano") da questi problemi, evitando in partenza domande da parte dei professori.

L'unico altro episodio degno di nota finora è un classico: problemi con l'impianto del gas e l'esquentador dell'acqua. In sostanza, nel nostro appartamento ci sono appena stati pittori e muratori, che per la verità dovrebbero anche tornare per completare l'opera, comunque c'è polvere e una gran confusione.

Senz'acqua calda, senza cucinare, senza luce in bagno, ma forniti di alcuni oggetti Ikea che il padrone ci ha fatto avere fin da subito ritenendoli di prima necessità (un portacoltelli di legno e un set di bicchierini da shot), siamo andati avanti per qualche giorno; alla fine è stato pure divertente vivere come i cavernicoli, benché non sempre comodo.

Poi, per lunedì scorso, il padrone aveva preso appuntamento coi tecnici del gas. Solo che lui ha pensato bene di andare fuori città quella mattina.

Morale della favola: pur di fare una benedetta pastasciutta e una doccia abbiamo negoziato noi, in tutti i sensi, con i tecnici.

C'era anche da firmare un contratto tra la casa e l'azienda LisboaGás; più o meno volentieri il prescelto sono stato io! Ho anche preso l'impegno di rendere più stabili un paio di tubi e far pervenire un nuovo certificato all'azienda "quanto prima, diciamo in settimana". Ho riferito il tutto al padrone, ha detto che ho fatto bene e che ci pensa lui. Ma intanto continua a essere fuori e una parte della responsabilità è mia.

Spero, pertanto, di non incorrere in guai amministrativi, dopo quelli legali dell'anno passato. Ed estendo a tutti voi che siete lontani un augurio di libertà.

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martedì 18 settembre 2007

La mia reincarnazione vuole intervistare Paolo Berlusconi

English summary: sometimes you cannot affect your life, you can merely be a spectator to its coincidences.
Throughout my long Erasmus stay in Lisbon, I lived for a few months in the Laranjeiras neighbourhood in north Lisbon. After having moved to a nicer place, I met a French girl who was puking in Bairro Alto, I kind of helped her, then I discovered that she lived in my very house, the old one.
What is more, the boy who took my room, my reincarnation, has a dream that makes me shiver: he wants to interview Paolo Berlusconi (Silvio's dumb brother and less successful entrepeneur).


Ieri ho conosciuto la comunità studentesca portoghese 2007-08 a Roma, comunità portoghese che vive nella residenza portoghese, i cui appartamenti sono affittati dalla Chiesa portoghese di Roma che ha sede in via dei Portoghesi 2.

La sensazione di "già visto" che ho provato di fronte alla suddetta residenza portoghese, dove due anni fa ho conosciuto persone portoghesi poi diventate importanti per me e che tra pochi giorni riabbraccerò, mi ha fatto tornare in mente un episodio degno di nota, sempre legato alla continuità. Una buona occasione per rompere il silenzio su queste pagine.

Travessa das LaranjeirasC'era una volta Laranjeiras ("aranci"). Non la Travessa, amabile vicolo nel centro di Lisbona raffigurato qui accanto dove incredibile laggiù c'è una fontanella per bere, ma un quartiere parecchio più a nord.

Laranjeiras era e sono certo che ancora è proprio brutto: ci sono solo palazzi, uffici e rumore. Ma siccome nelle vicinanze ha sede l'Universidade Católica, c'è anche un certo mercato immobiliare fiorente. Si dice che la Católica sia semipubblica, il che non significa molto, comunque non è al 100% privata come la Cattolica italiana o come la Bocconi.

In ogni modo, nel vortice immobiliare di camere per studenti di Laranjeiras e Benfica, preso dalla fretta, una volta sono caduto anch'io. Appena ho aperto gli occhi -dopo ben quattro mesi- me ne sono scappato e, bel bello, me ne sono andato in una zona umana della città.

Sennonché, quando già ero umano nel senso che vivevo più o meno in centro, il mio fado mi ha fatto conoscere una tizia francese vomitante per strada.
("Per strada" è riferito sia alla conoscenza della ragazza che al vomito, che è qualcosa che esiste nella vita dell'uomo, quindi non vedo perché dovrei censurarlo. D'altronde blogs are the equivalent of public urination on the web, perciò fatemi scrivere ciò che più mi garba, ma per favore non ve ne andate.)

Quella notte mi trovavo con un nutrito gruppo di persone; però in un primo momento solo io, spinto da un impeto di altruismo, vado in soccorso della vomitante astante, che putacaso studiava alla Católica. Le chiedo dove abita e lei più o meno riesce a rispondere: Laranjeiras. Toh, dove si trovava la mia vecchia, anonima casa, penso.

Quando poi lei aggiunge che abita in Estrada da Luz, dimentico che bisogna far arrivare questa sventurata sana e salva sotto un tetto, dimentico tutto, voglio solo sapere questa cosa: se lei abita proprio nel mio vecchio appartamento oppure no.

Incalzo: "Ma a Laranjeiras dove? Per caso al 116 di Estrada da Luz, segundo esquerdo?". (Nella penisola iberica non si scrivono i nomi sui citofoni, ma solo numeri e indicazioni: 3º piano destro, 2º sinistro, piano terra e così via.)

Nessun segno di vita. Persevero.

La francese ha gli occhi ormai chiusi, il viso sbiancato. Al sentire la mia domanda ripetuta più volte, a un certo punto non ne può più e mi risponde: "sì, proprio lì".

Chiuso con soddisfazione l'episodio di quella notte, vengo poi a sapere chi altro vive nella mia ex casa: più precisamente chi ha la mia vecchia stanza, quella vicina al bagno ma non troppo.

E poi la scoperta: la scoperta dei fatti che accadono per conto loro, e puoi solo subire, non sempre comprendere.
Eccola: mi ha succeduto un certo Dario di Bologna, il cui desiderio è e qui concludo intervistare Paolo Berlusconi.

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giovedì 14 giugno 2007

Le vocali del portoghese

English summary: a shibboleth is a linguistic password, or a sentence that is particularly hard to pronounce for foreigners. I wonder what the shibboleths of Portuguese are, which allows me to digress on the rich vowel system of this language. The "a fechado" is a hard one!

Uno shibbòlet (dall'omonimo sostantivo femminile ebraico) è una frase spia o rivelatrice, perché la sa pronunciare bene solo chi appartiene al gruppo regionale e linguistico che l'ha ideata.
Lo shibbolet è cioè una parola d'ordine dove non è segreta la parola di per sé, ma la sua pronuncia. Chi è straniero non riesce a dirla bene, o come minimo non gli viene naturale.

Tutti abbiamo esempi di shibbolet, più o meno consci.

Io magari mi accorgo di un settentrionale che cerca di parlare romanaccio pronunciando l'articolo er con la "e" aperta invece che chiusa. Un mio amico riconosce chi cerca di sembrare toscano aspirando tutte le "c" indistintamente, mentre invece si aspirano solo quelle intervocaliche o che precedono "r" + vocale. E così via, tanti shibbolet tra lingue o dialetti, con un sacco di combinazioni possibili.

Ma c'è di più: una lunga lista di episodi di guerra legati a questi shibbolet. Per esempio:
  • nel 1923 un violento terremoto colpì la regione di Tokyo. Alla distruzione seguirono saccheggi ed epidemie, e si diffuse la voce che la colpa delle disgrazie fosse dei perfidi coreani; fu istituita la legge marziale e venne chiesto a tutti di dire ad alta voce jū-go-en, go-jis-sen (15 yen, 50 "sacchi"). I giapponesi pronunciavano le sillabe col suono g rispettivamente /g/ (di gatto) quando iniziale e /ŋ/ (di "anche", o dell'inglese sing) quando mediano; nessun coreano sapeva produrre questi suoni, e così furono tutti accusati di avvelenare i pozzi e trucidati senza convenevoli.
  • Durante l'operazione Chariot della seconda guerra mondiale, i britannici usavano le frasi "War Weapons Week" e "Welmouth" come segnali. Circa 300 soldati tedeschi sono morti perché non sapevano pronunciare il suono consonantico /w/, quello di "uovo".
Cosa c'entra tutto questo col mio soggiorno a Lisbona? Semplicemente, un bel giorno di pioggia mi sono chiesto cosa pensano gli autoctoni di noi stranieri quando apriamo bocca, per fortuna senza fucilarci seduta stante. Quali sono le frasi che fanno scattare nel loro cervello il campanello di allarme che dice "questo è francese al 100%!" oppure "che fico questo accento spagnolo"? Quali gli shibbolet?

La lingua portoghese è formata da circa 50 suoni o, per dirla più difficile, l'inventario fonematico del portoghese europeo consta di circa 50 fonemi.
Lo spagnolo e l'italiano ne hanno 30 scarsi a testa!

Ma dove risiede tutta questa difficoltà del portoghese per noi italiani? È presto detto: nelle vocali. Infatti le consonanti non danno problemi, con l'eccezione della erre gutturale alla tedesca che si usa in alcuni casi.

Tanto per cominciare, il portoghese europeo ha 9 suoni vocalici: 7 sono facili, uno così così e un altro ritratto qui accanto nella sua fredda ma inattacabile, degna identità foneticaè un gran bastardo.

I 7 facili sono uguali all'italiano, contando le due aperture possibili di "e" e "o". Il suono un po' difficile è lo scevà: una vocale neutra o muta, come nel francese je.

Ma la vera bestia nera è la "a chiusa". Non so come spiegarla: è un po' come la /æ/ dell'inglese cat, però va pronunciata più in gola. Dopo nove mesi passati a Lisbona ancora non mi va di farla bene o di farla sempre.

Intendiamoci: non è grave se non si fa la "a chiusa" alla perfezione: ti capiscono lo stesso. Però suona strano a un portoghese, come a noi l'italiano alla Stanlio e Ollio di un turista
. Sono shibbolet, sono sfumature.

La seconda difficoltà dei suoni vocalici portoghesi sta nel nariz (naso). Il naso, oh, qua piace un sacco, infatti ci hanno 5 vocali nasali semplici tra cui la "a chiusa nasale", simile alla bestia nera ma diversa, 4 dittonghi nasali (bem, muito, são, Camões) e 2 dittonghi nasali doppi (têm, põem).

Aggiungo due trucchi per chi si volesse cimentare in questa lingua, che poi non è così difficile come la faccio sembrare spaccando il capello:
  1. ão = am. Sono lo stesso suono! E quella "m" non si pronuncia: indica solo la nasalizzazione. Per assurdo, quindi, falam si potrebbe anche scrivere fálão e non sarebbe cambiato niente.
  2. ãe = em. Idem come sopra. Potremmo scrivere mem invece di mãe.

Concludo questo post insolito indovinate come? Con uno shibbolet: Matacães ("ammazza-cani").
È un paesino di mille anime a nord di Lisbona. Il suo nome racchiude in tre sillabe le difficoltà di questa lingua, con le sue "a chiuse" nasali e non, e quel suono SH alla fine, così prepotentemente portoghese, che i fratelli spagnoli, ad appena 200 km di distanza, non sanno e non sapranno mai pronunciare.

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sabato 19 maggio 2007

Meia volta volver

English summary: about face! I will not take part in that fancy Machine Learning project, after all. Firstly because the teacher does not have much trust in me (admittedly, I am lazy), then because my Spanish partner in this course addressed her informally and she got angry. Nevertheless there is a good side effect: I have more free time.

Il titolo del post significa "dietrofront".

Ritiro i toni trionfalistici di una settimana fa. Volevo sviluppare la tesina finale di Apprendimento Automatico sul processamento di immagini satellitari per la pesca e l'oceanografia, terminato l'esame continuare a lavorarci come tesi e contestualmente vivere ancora all'estero. Volevo, appunto, perché sono avvenute in rapida successione due cose.

Lunedì scorso la professoressa convoca nel suo ufficio me e il mio compagno di gruppo, un bravo diavolo spagnolo.

Noi due siamo una squadra fortissimi: lui ha difficoltà con l'inglese ma quando ci si mette programma e debugga come un mulo; a me invece piace leggere articoli scientifici, cercare di capire i modelli matematici, fare domande e il quacquaracquà, però quando inizio a programmare dopo due minuti trovo una scusa per fare altro. Insomma, io sono la mente che prepara le relazioni scritte e fa da portavoce, ma Ángel (nome fittizio) è il vero braccio. Nel gruppo c'era anche un ingegnere meccanico rumeno, ma si è auto-espulso dal gruppo per pietà. Se nostra o sua, questo è da chiarire.

Comunque, ricevuta la comunicazione dalla prof, io tutto contento penso che ci voglia fornire codice e libri per poter cominciare a lavorare quanto prima. Cancello un po' di robaccia dalla penna USB, tra cui MP3 di terribile dance rumena fornitimi dal collega di cui sopra prima di andare per la sua strada, e mi precipito verso il campus con camicia di ordinanza e penna USB nel taschino. Sul ponte 25 Aprile sono euforico, ascolto la Dave Matthews Band e il sole mi picchia in testa. Da tarantolato penso: farò una tesi bellissima, girerò il mondo; più avanti dimostrerò che P ≠ NP e vincerò il Premio Turing.

Ma ecco la doccia fredda. Il discorso della giovane professoressa dura pochi minuti:

Ho visto che avete proposto di fare la tesina sulle immagini degli oceani. Sinceramente ve la sconsiglio: dà molto lavoro e voi state seguendo già parecchie altre materie. Fate quest'altra tesina qua, che è più facile ma non per questo meno interessante.

Traduzione:

Ángel e Giovanni, ormai vi conosco, cari i miei posapiano erasmus. So che non brillate per impegno, infatti avete preso voti appena sufficienti agli scorsi compiti per casa. State lontani dalla tesina difficile: la assegnerò a studenti più in gamba. Fate quest'altra cosa qua, più alla vostra portata. Ora, se non vi dispiace, ho una runione: quella è la porta.

Noi due abbozziamo (ciao Sara!) poi cerchiamo di prenderla bene. Comunque questo è stato solo il primo crac.

Un paio di giorni dopo, per farsi dare il materiale necessario alla tesina "facile" Ángel va da solo a cercare la prof. La scova in un laboratorio insieme ad altre macchine e persone, e ha l'idea geniale di chiamarla per nome da dietro:

Ángel - Susana?
Prof - Come?!?
Ángel - Susana?
Prof - In primo luogo, non esiste che lei mi dia del tu! Comunque ecco le vostre fotocopie, per altri chiarimenti non mi disturbate più qua, ma solo in orario di ricevimento. Arrivederci.

Ángel si è giustificato dicendo che in Spagna è normale chiamare i docenti per nome. Sarà, ma il portoghese europeo è una lingua formale, con formule e perifrasi prestabilite che ricordano il keigo giapponese (insieme dei registri onorifici).

Solo tra amici ci si dà del tu. Negli altri casi bisogna invece dare del você, parola che in origine è una contrazione di "vostra mercè", o chiamare per titolo e cognome gli interlocutori che ti stanno di fronte. Questo addirittura nelle pubblicità, che recitano "È pronta per la prova costume?", "Provi la nuova birra Super Bock Abadia" e così via.

Insomma: non farò l'oceanografo e all'inizio ci sono rimasto male. Ma c'è un lato positivo: avrò più tempo per provare la nuova birra Super Bock Abadia e chi può dirlo? per la prova costume. E ho anche un biglietto per andare a vedere gli Smashing Pumpkins riuniti.

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sabato 12 maggio 2007

António era um fofinho!

English summary: my house is a mess due to some workmen fixing a fallen bathroom door, so I finally update you on some things.

I went to see my friends' theatre play, which was funny yet grotesque, about some couples and the odd pretexts linking human beings, past and present.

Then I attended a big gathering out of Lisbon, to celebrate the 33rd anniversary of Carnation Revolution, that is, the start of democracy in Portugal. I met an old lady who was confused: she liked the old man Salazar, but she also loves parties, concerts and sweets, thus she was there. In my humble opinion, she is not alone in this strange country.

Finally, I think I know the topic of my Master thesis: applying Fuzzy c-Means Clustering techniques to satellite images. Simply speaking: writing a smart program that looks at coloured pictures of the sea and says which zones will have the most fish.

Approfitto del fatto che non posso fare niente per scrivervi qualcosa. Non posso fare niente perché ho gli operai in casa: la porta del bagno è marcita e si è staccata definitivamente dai cardini. Una situazione annunciatasi da un paio di mesi, ma la mia padrona di casa Maria Rita, proprio in quanto padrona di casa, è per definizione negligente. Comunque è senz'altro meglio di Maria Francisca, quella precedente.

Sono andato a vedere un po' di cose interessanti, a cominciare da un teatro amatoriale universitario. Titolo della peça (pièce): "Il morto è solo un pretesto - I bivalvi a due a due vanno e i lupini soli stanno".

Parla di due coppie molto diverse le cui vite si intrecciano a causa della morte di un certo Manel; più in generale parla dei pretesti che legano presente e passato, e per questo, per il suo parlare del tempo ma senza piagnistei oltre che per l'ironia mi è piaciuto.

La prima coppia è composta da due ragazzi semplici e sognatori: Mónica, addetta alle pulizie nell'Acquario Vasco da Gama, parla alle conchiglie con tendenze suicide, ballando o raccontando loro storie, storie che poi finiscono per farle suicidare veramente; Gustavo invece è un "operatore di documentazione eccessiva" ossessionato dalle graffette.

La seconda coppia non è più una coppia perché Ricardo e Catarina sono troppo ordinari, stressati: insomma, egoisti.

Se permettete vi riporto alcune battute. Complimenti per lo spettacolo a Carla e a Inês! Purtroppo le vecchiette che interpretavate sono i personaggi di cui non ho capito proprio niente.

Mónica - Adesso è il tuo turno.
Gustavo - Di fare cosa?
M - Di raccontare cose incredibili!
G - Allora... oggi ho telefonato alla mia partita IVA.
M - E hanno risposto?
G - Sì! Era una cartoleria! Ovviamente ho colto l'occasione per chiedere se avevano punti per spillatrice.
M - Colorati?
G - Certo, sono quelli che cerco... ne avevo uno in mano in quel momento ne ho avuto uno in mano, una volta. Ma sono così rari! Sono oggetti da esposizione.
M - Non ti preoccupare... un giorno troverai il tuo punto per spillatrice colorato.

(Davanti alla salma di Manel)
Ricardo - Che puzza di chiuso qua dentro, non si respira. Berrei volentieri qualcosa.
Catarina - Il distributore di
imperiais (birre alla spina) è laggiù, in fondo a sinistra.
R - Distributore di
imperiais?
C - Sì. Manel desiderava che alla sua morte ci fosse una macchina distributrice di
imperiais in chiesa. La mamma ha rispettato la sua volontà.
R - E si paga??
C - Certo che no, Ricardo!
R - Manel era veramente troppo avanti per i suoi tempi. Pensava a tutto.
C - Era un ubriacone, questo sì...
R - Non fare la pettegola, dai. Gli piaceva bere, è vero. Senti una cosa... io vado a prendermi una
imperial così onoro la volontà di Manel. Ne vuoi una anche tu?

Quaggiù la vita di facoltà è davvero sentita da molti studenti. Si riuniscono, discutono, formano le associazioni più disparate, passano le nottate insieme nei campus o nelle biblioteche.

Ma andiamo avanti. Qualche giorno dopo, sono andato alle celebrazioni per l'anniversario del 25 aprile 1974 Rivoluzione dei Garofani, fine della dittatura ad Almada. È stato più istruttivo della visione di Capitani d'aprile con la classe di portoghese.

25 April 2007Quel giorno uscivo dal campus alle 20:00, e siccome la mia facoltà, come Almada, è nella costa sud del Tago –i miei lettori più attenti sanno questo fatto fino alla nausea–, decido per praticità di recarmi direttamente sul luogo del concerto; gli amici mi avrebbero raggiunto più tardi.

Mi metto su una panchina a farmi gli affari miei insieme al "quaderno di accompagno" (il registratore MP3 cinese è in riparazione, quindi per i miei sforzi di memoria sono tornato ai vecchi ma affidabili sistemi di una volta).

La piazza è abbastanza deserta per via di una fastidiosa pioggerellina (chuva molha-parvos, espressione divertente perché dà degli stupidi ai poveracci che si beccano l'acqua in testa); a un certo punto una vecchietta con un brutto cagnolino bianco mi si siede accanto. Abbiamo entrambi voglia di parlare, così le chiedo cosa pensa della democrazia, di Salazar e del concerto. Mi dice che:
  • la democrazia è un'ottima cosa: prima non si poteva fare niente. Per dirne una, non c'era la libertà di parola.
  • il concerto è bello e poi allestiscono chioschi che vendono farturas (la risposta lusitana ai churros alle porras dei cugini spagnoli. A proposito, solidarietà ad Andrea! Ora non si possono neanche più prendere in giro i cugini nel centro di Lisbona, che qualcuno reagisce male.)
  • Salazar era un uomo buono, infatti quando la signora andava alle elementari il primo ministro andò a visitare lo sperduto di lei paesino, e tutti i bambini della scuola erano vestiti di bianco a festa, e tutti erano contenti, che bellezza. Non solo: il buon António, di propria iniziativa e facendo arrabbiare i suoi uomini che gli mettevano fretta, scese pure dalla macchina per accarezzare i piccoli e dare la mano a tutti.
  • Un'amica della sorella della vecchia signora faceva la donna delle pulizie presso il palazzo del primo ministro, e lui era tanto gentile, infatti trattava bene la servitù e si fermava con loro a chiacchierare e ad ascoltarne i problemi.
  • Le brutture dell'Estado Novo erano colpa dei gesuiti e religiosi vari di cui Salazar si circondava.
  • Il Senhor Doutor era tanto buono e umile, tanto portoghese, tant'è vero che si fece seppellire nel suo paese natio invece che in pompa magna nella capitale.
  • etc. etc.
Mi son fatto l'idea che i lusitani abbiano ancora un po' di strada da fare quanto a unità e coscienza nazionali. Va bene che solo la storia può giudicare, però ogni tanto un reality check ci vuole.

La signora non è un caso limite: recentemente l'1% della popolazione ha espresso il proprio televoto in una trasmissione chiamata I grandi portoghesi. Quasi la metà di loro ha votato Salazar.

Un altro tipo di naïveté mi ha dato da fare ultimamente: quella del classificatore di Bayes naïve da implementare (programmare) per il corso di Apprendimento Automatico, che mi piace ma è un po' difficile. Ho preso l'impegno di fare la tesina finale su alcuni metodi di raggruppamento automatico di dati per l'oceanografia e la pesca. Non sarebbe male come tesi di laurea specialistica.

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