venerdì 22 settembre 2006

Nuove avventure di gas!

Ieri il mio coinquilino ha provato ad accendere l'esquentador girando la vetusta rotella, come da manuale, e una grande fiammata ha sovrastato d'improvviso tutto lo scaldabagno...

Morale della favola: niente acqua calda né cucina per un po'. Oggi ho pranzato con due fette di pan-brioche ripiene di un petto di pollo freddo, cotto ieri sera poco prima del crac. L'ho mangiato sul meraviglioso autobus che va a Costa da Caparica, ancora frastornato dopo la discoteca erasmus di ieri sera (niente di speciale).

La padrona ha detto che ora ci comprerà un esquentador veramente inteligente, cioè che si accende da solo quando uno apre il rubinetto dell'acqua calda. Avremo l'ultimo ritrovato tecnologico!

Coglieremo la palla al balzo per sostituire il tubo del gas dei fornelli, recante la seguente scritta in italiano: "da sostituire entro il 2004".

Non temete per me, tutto sarà ottimo e abbondante prima o poi.

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martedì 19 settembre 2006

Torno nella mia nuova casa dopo due giorni e mezzo a Roma, passati essenzialmente a incontrare gente in mezzo alla pioggia, senza neanche presentarmi all'esame di Progettazione del Software 2 in quanto, nelle ultime due settimane, a tutto mi sono dedicato fuorché allo studio. In Italia ho trovato gli amici in splendida forma, ma anche dei segnali inequivocabili che in questa fase della mia vita è in Portogallo, che devo stare: ho un appuntamento con la Storia!

Venerdì è stata una giornata romana cominciata male e finita peggio: prima ho fatto arrabbiare la professoressa a cui vorrei chiedere la tesi, arrivando troppo tardi al suo ufficio, e nel pomeriggio mi sono anche beccato una multa sull'autobus, in una giornata di sciopero dell'ATAC; il biglietto l'avevo cercato uscendo ma il tabaccaio aveva la macchina guasta.

Ma facciamo un passo indietro. Dieci giorni fa la mia padrona ha concluso l'omerica impresa dell'installazione dell'esquentador; così, salutati i francesi legittimi abitanti della prima casa in cui avevo vissuto fino ad allora, ho preso possesso di quella nuova. Con me vivranno un ragazzo toscano (è vero, io avevo chiesto alla padrona di non mettermi insieme ad altri italiani per questioni di esercizio linguistico, comunque lui è simpatico) e due spagnole, di cui faremo la conoscenza più in là perché sono studentesse di qualcosa di umanistico e arriverano tardi, tardi.

La popolazione di questa casa studenti promette, dunque, bene. Il quartiere non è il massimo esteticamente né per uscire la sera: ci sono solo supermercati, molto cemento e ogni tanto qualche macchina che sfreccia sotto la mia finestra. Quello che è positivo è la vicinanza alla metro e anche il condominio in sé e per sé, piuttosto funzionale: abbiamo non uno ma ben due ascensori (oggetti non molto comuni a Lisbona) e il nostro appartamento è stato appena rimesso a nuovo, con tanto di vernice fresca e mobili Ikea. Non lontani da noi ci sono lo zoo e lo stadio del Benfica. Pittoresca la cucina: abbiamo una lavatrice italiana Philco più vecchia di me e un impianto di gas inquietante, ma alla fine sicuro.

Come ho anticipato via email, tre ore dopo aver messo piede nella nuova casa, il giorno 6 settembre, ho già avuto visite: direttamente dalla Costiera Amalfitana, con una fermata intermedia in Spagna, è atterrato a Lisbona Aldo Rock. Avendo Joana dei problemi pratici (lavora in un negozio di cioccolatini fino a sera tardi) l'ho ospitato io in una delle stanze delle future spagnole. Chi di voi mi visiterà avrà modo di leggere le avventure di Aldo prima e durante il soggiorno lisboeta, avventure che hanno inaugurato il mio libro degli ospiti, per la verità un semplice quaderno nero che sto tenendo per i visitatori, come alle mostre.

Dal 6 al 13 settembre sono uscito in continuazione con amiche e amici portoghesi, il mio coinquilino toscano Stefano, Aldo e qualche meteora della Sardegna e della Slovenia. Sono stato in molti posti che mi stanno dando una conoscenza sempre più profonda e quotidiana del Paese: la cittadina di Oeiras a ovest di Lisbona; Cascais con i suoi bei pavimenti, la spiaggia piccola ma bella e gli opulenti negozi; Bocca dell'Inferno in riva all'oceano; spiaggia del Guincho con la sabbia che ti vola in faccia per il vento forte, e i surfisti al settimo cielo; la scogliera di Cabo da Roca (diversamente dal 2001, stavolta era avvolto nella nebbia e nell'umidità); ancora una volta Sintra, con la comunità di Parco dei Lupi in circolo a fare una lezione di lettura dell'aura. Ultima ma non per importanza Almada, città dirimpettaia di Lisbona -le separa il larghissimo fiume Tago- da cui si può guardare la capitale con una curiosa colonna sonora: il sibilo delle automobili proveniente dal Ponte 25 Aprile, che è sospeso tipo quello di Brooklyn.

Ho assistito a un altro concerto: i Paatos, gruppo svedese di progressive rock che non conoscevo proprio fino a qualche ora prima di sentirli. Credo che faranno da spalla ai Porcupine Tree a Roma prossimamente.

Durante la madrugada (ore piccole), quaggiù, si può vagare per la città e trovare birre o crocchette di baccalà.

L'università è lontana ma si fa piacere: sistema informatico che gestisce tutto, dall'iscrizione ai singoli corsi al dialogo tra docenti e studenti, wireless ovunque, ottimo ufficio erasmus con una signora molto premurosa, professori giovani e lezioni con massimo quaranta persone. Un docente era così contento di avere un erasmus che mi ha promesso di tenere il corso in inglese invece che in portoghese, se voglio. Comunque mi sa che ci sarà da lavorare parecchio, con le varie tesine da fare a casa, oltre agli esami scritti finali.

In questi giorni sono alla fine dell'antipasto di erasmus, perché ancora tutto è un po' dormiente. Arriverà più gente, cominceranno le varie attività sociali, ma d'altra parte mi inizieranno anche tutti i e quattro i corsi (più quello di portoghese). Vedremo.

Ah, sembra che a capodanno mi troverò a Berlino.

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venerdì 8 settembre 2006

Lisbona, lunedì 4 settembre 2006 (ignorate l'altra data)

Sono arrivato coi bagagli ben rigonfi martedì 29 agosto direttamente da Alassio, per avere tutto il tempo necessario a completare le pratiche universitarie e la ricerca della casa, vera incognita del trasloco in un posto straniero. Ricerca, questa, quanto mai urgente ma al tempo stesso delicata, perché uno trova sempre difetti nelle stanze che gli affittacamere gli mostrano: per la zona, per la mancanza di ascensore, per il vecchiume, per gli inquilini. Il tutto complicato dal fatto che la mia facoltà si trova fuori Lisbona, a più di mezz'ora di autobus, ma io ho preferito cercare casa nella capitale piuttosto che abitare laggiù a Caparica, dove a parte qualche spiaggia e il campus c'è ben poco.

Un paio di settimane sarebbero bastate e avanzate, pensavo quando ho comprato il biglietto, e avrei anche avuto tempo per divertirmi e per preparare l'esame che vorrei recuperare a metà settembre a Roma.

Ebbene, ci ho messo molto meno del necessario: dopo tre giorni mi sono sistemato!

Questo è stato possibile -va detto- solo grazie alla gentilezza di Joana, conosciuta a Roma l'anno scorso in qualche festa erasmus, e del suo ragazzo Daniel. Non solo mi hanno ospitato le prime tre notti, portandomi con loro a nord e a sud del Tago, ma soprattutto hanno con pazienza fatto per me un sacco di telefonate a tizi più o meno raccomandabili che affittavano camere, essendo il mio portoghese ancora mediocre.

La casa che alla fine ho scelto non era neanche nelle liste di annunci che ho racimolato in giro, però una delle signore che ha pubblicato un annuncio ha detto per telefono a Gustavo (un altro amico lusitano conosciuto a Roma, che mi ha aiutato con le telefonate) che la casa dell'elenco era già occupata, tuttavia era disponibile quest'altra casa non in elenco, in zona Benfica, e potevo andare a vederla il giorno successivo. Insomma, una serie di coincidenze mi portano a vivere i primi sei mesi nella zona Laranjeiras, situata tra lo zoo e uno degli stadi di calcio, ad affittare una camera in nero da una speculatrice che in fondo in fondo è buona.

Stilo un breve elenco di ciò che ho visto o sentito durante i giorni caldi della ricerca, caldi in tutti i sensi perché abbiamo toccato i 38 °C:

- "ascolta, sono ancora in vacanza in Alentejo/Algarve, richiama la prossima settimana". (Ma allora che caspita metti a fare un'inserzione a pagamento sul settimanale Ocasião?)
- annunci molto allettanti di case per studenti, addirittura con la postilla "preferenza stranieri", e poi si scopre che ad affittare la stanza è una famigliola con creatura. (I bambini sono belli, ma male si sposano con l'idea di erasmus!)
- case per studenti che non sono affatto case, ma ex alberghi dismessi e gestiti da locali sore Lelle: lunghi corridoi con tante stanze tutte uguali e un angolo cottura in fondo. (Però per 300 euro fanno proprio tutto, anche stirarti i vestiti... peccato per la tristezza kafkiana di questi dormitori)
- un'altra famigliola con creatura, stavolta di immigrati cinesi o di Macao. "Il microonde lo puoi usare, ma il resto della cucina no". (No grazie)
- la signora Palmira, avanti con l'età, che vive insieme alla ancor più vetusta mamma. La camera era anche gradevole, peccato per l'indisponibilità della cucina e per la regola: "essendo questa una casa famiglia, niente fidanzate qui in stanza". (Avevo fiutato qualcosa di strano quando, entrando con Daniel nell'appartamento, ci siamo trovati di fronte alla scritta "La madonna di Fátima benedice questa casa e chi ci vive" appesa al muro)

Tra le cose belle che ho fatto sono andato nel paese di Sintra con Joana e Daniel. Conservavo un ricordo piuttosto vivo di quando ci andai con la scuola nel 2001 visitando il castello moresco, immerso tra alberi di specie esotiche (fatti piantare là da un re eccentrico); stavolta è stato diverso perché ho proprio alloggiato nel paese, e non in un posto qualsiasi ma in una villa dal nome sinistro: Parco dei Lupi. Effettivamente la casa, già di per sé enorme, ha un parco annesso con vari giardini separati, sentieri, discese, orti, piccole piscine. Il tutto condito da nebbia e clima britannico; di lupi però neanche l'ombra, c'era solo un vecchio cane lupo che obbediva a semplici ordini in cambio di biscottini. Gli altri inquilini della casa, in parte affittuari amici della famiglia di Joana, sono simpatici e strampalati, new age e salutisti, con tanto di esercizi ginnici serali in costume da bagno all'aperto in mezzo alla nebbia, cena a base di tofu, e una stanza profumata di incenso adibita al gong!

Nel parco di un'altra magione di Sintra che apparteneva alla massoneria, ho assistito a una rappresentazione rivisitata e dinamica di Amleto. Tra una scena e l'altra, dovevamo spostarci in uno scenario diverso, cosicché i personaggi potessero sbucare da fuori un cespuglio o correre in mezzo al pubblico; più classica era invece la seconda parte dello spettacolo, perché eravamo seduti e... avvolti in coperte, visto che all'aperto e verso mezzanotte faceva veramente freddo. Dopo lo spettacolo siamo stati con l'attore che faceva Orazio, vecchio amico dei miei due ospiti. I tre avevano un sacco di cose da dirsi: a quanto sembra non si vedevano da un anno, prima che Joana partisse per il suo erasmus romano. La cosa bella della loro conversazione è stata che, esauriti i convenevoli, essa è diventata un susseguirsi di "e ti ricordi quando...?" o "troppo forte quella volta in cui...!", etc. Percepivo insomma un'amicizia profonda, io osservatore esterno, e ho avuto per la prima volta un brivido di nostalgia per Roma. Tutto ciò evoca in me un professore di lettere che sillaba piano piano l'adagio: "eh, la bella età dell'oro".

Un'altra attività a cui mi sto dedicando è il buon mangiare. Chi mi verrà a trovare sarà in mani sapienti: per ora mi hanno fatto conoscere una piccola pasticceria poco battuta dai turisti a Sintra e un ristorante del Bairro Alto specializzato in carne cotta sulla pietra. Questo mi porta a parlare di Nicoletta, milanese ma lisboeta di adozione, amica preziosa e concausa della mia scelta di venire qui: in una notte buia del luglio 2005 mi aiutò a trovare la retta via in mezzo a Lisbona nord, a me che avevo solo uno zainone in spalla e una Lonely Planet in mano. E poi mi ha sempre presentato un sacco di gente prestige, sia a Porto l'anno scorso che qualche sera fa a Lisbona: dei suoi ospiti milanesi e un portoghese che si intende di fado e mandolini.

La padrona di casa è una signora bionda un po' pasticciona, parla ottimamente il francese ed è per l'appunto specializzata nell'affittare camere a erasmus di oltralpe. È pasticciona perché, diversi giorni dopo il nostro accordo, ancora non ha fatto montare lo scaldabagno a gas nella mia casa. Come consolazione mi fa stare temporaneamente in un altro suo appartamento in centro; all'inizio sono stato lì da solo, ma ora convivo con tre francesi. Ho temuto il peggio quando, la sera che sono andato a inebriarmi di carne e sangria con i milanesi, la padrona mi ha telefonato scusandosi perché sua figlia era da poco entrata in camera mia quando io non c'ero e aveva toccato qualcosa sul mio computer (lo avevo lasciato acceso e pericolante a captare alcuni dati interessanti del vicino di casa, con la speranza vana di ottenere una connessione temporanea a internet); per fortuna la menina di quattro anni si è limitata a rinominare un po' di icone sullo schermo e a lanciare tutti i programmi possibili, financo il software matematico-ingegneristico MATLAB.

Concludo segnalando che ho già fatto in tempo ad assistere a un concerto dei Da Weasel (affiancati dall'orchestra sinfonica), uno dei gruppi hip hop di spicco, con i quali ho deliziato alcuni di voi nei mesi scorsi.

Passo e chiudo. E non temete: non scriverò molto spesso né così tanto.

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